Emilio Notte (Ceglie Messopico BR 1891 - Napoli 1982)

In queste due opere si esprime appieno la singolarità di un vero grande artista: aver conservato, per tutta la durata della sua produzione pittorica, un'unica struttura portante, l'unica che gli permettesse esperienze espressive diverse, rimanendo sempre inconfondibilmente sé stesso. In questo quadro la sua pittura è legata ad una concezione più classica dell'arte basata su principi costruttivi e geometrizzanti "non è l'oggetto che ci interessa, ma la geometria che ci suggerisce", e ancora "… gli oggetti… comprendendoli si crea un equivalente pittorico di forma"; "un equivalente lineare geometrico". Emilio Notte cioè, partendo dallo spirito futurista, intuisce che l'elemento intramontabile, nucleo stesso di tutte le arti di tutti i tempi è la geometria come ci insegnerà, in maniera intramontabile, la lezione di Kandinsky. Ogni "forma", e "forma cromatica" si condensa e si definisce nel valore universale della "geometria".
Emilio Notte si trasferì a Napoli nel 1929 e fu decisiva la sua presenza negli ambienti napoletani per un forte stimolo di svecchiamento che lui stesso provocò. Ispiratore del senso profondo della forma chiusa, della volumetria solida, che gli proveniva dalla maestria di Cèzanne, Notte riuscì a trascendere gli stilemi classici del suo tempo per far emergere l'arte partenopea verso scenari internazionali.

OPERE